Un mondo di specialisti
Cosa succederebbe se un gruppo di persone non-specializzate scoprisse ciò che si nasconde dietro al Fenomeno degli Oggetti Volanti Non Identificati?
L'eccellente libro di David Epstein "Range: Why Generalists Triumph in a Specialized World" esplora l'idea che, in un mondo sempre più specializzato, i “generalisti”, ovvero persone non specializzate ma con con una varietà di esperienze e di competenze, possano riuscire altrettanto bene, se non meglio dei specialisti. L'autore sostiene come la versatilità e la diversificazione delle competenze possano essere un vantaggio significativo in un contesto complesso e in continua evoluzione come il nostro. Il libro presenta esempi e casi studio per sostenere questa tesi.
Un caso non riportato nel libro, ma che rappresenta bene questo approccio, è senza dubbio il Progetto Manhattan che, durante la Seconda Guerra Mondiale, condusse alla realizzazione della prima bomba atomica e coinvolse realmente non solo fisici ma molti individui con diverse competenze. Fu uno sforzo interdisciplinare massiccio che richiese l’aiuto di scienziati, ingegneri, matematici, chimici, tecnici, personale militare e molte altre competenze.
Oltre a noti fisici come Robert Oppenheimer, il progetto fece affidamento su competenze diverse per il progetto, la produzione e le prove dei componenti necessari per la bomba atomica. Mobilitò anche esperti in logistica, sicurezza, ingegneria e gestione del progetto per coordinare al meglio uno sforzo così complesso. Il successo del Progetto Manhattan dimostrò l'importanza di riunire talenti provenienti da vari settori, tutti però orientati verso un obiettivo comune. Los Alamos nel New Mexico fu il sito principale della ricerca e sviluppo per la realizzazione della prima bomba atomica ed era una struttura altamente segreta.
Un'intervista effettuata nel novembre 1989 tra George Knapp e lo scienziato Bob Lazar diventò famosa per le sensazionali affermazioni di quest'ultimo riguardanti il suo presunto lavoro in un sito governativo segreto chiamato "S-4", vicino all'Area 51. Durante questa intervista, Lazar affermò che gli americani erano in possesso di veicoli extraterrestri e che era stato incaricato di capirne il funzionamento e utilizzare la “reverse-engineering” (“ingegneria inversa") per ricostruirli.
Solo recentemente, David Grush, informatore e ufficiale dell’intelligence statunitense, a trent'anni di distanza dal racconto di Lazar, ha affermato esattamente le stesse cose e cioè che gli americani posseggono effettivamente dei materiali di provenienza extra-terrestre e addirittura delle entità biologiche.
Lazar precisò che il progetto su cui lavorava era altamente secretato e compartimentato. Spiegò che gli scienziati e i ricercatori coinvolti nel lavoro di ingegneria inversa di questi veicoli extraterrestri ricevevano informazioni molto limitate e specifiche. Ognuno aveva un ruolo ben definito e non gli era permesso conoscere completamente i veri obiettivi del progetto. Secondo Lazar, ciò serviva per mantenere il segreto e prevenire la divulgazione di informazioni sensibili. Affermò che era estremamente difficile per lui ottenere anche i minimi frammenti di informazioni dettagliate sulla tecnologia extraterrestre con la quale sosteneva di lavorare.
Le narrative intriganti del libro "Range" di David Epstein, del Progetto Manhattan o quelle proclamate da Bob Lazar e David Grush evidenziano un filo conduttore essenziale: la diversificazione delle competenze e la collaborazione interdisciplinare sono le chiavi del successo, anche nei campi più complessi. Che si tratti di realizzare la bomba atomica, studiare tecnologie extraterrestri o affrontare altre sfide scientifiche, "momenti disperati richiedono misure disperate". La combinazione di talenti e competenze diversificate può portare alla soluzione di problemi che sembrano insormontabili. Se si scoprisse che Bob Lazar, David Grush e altri informatori stanno dicendo la verità e se l'approccio utilizzato per indagare gli UAP - Fenomeni Aerei Non Identificati - mobilitasse veramente dei team interdisciplinari e collaborativi, così come alcuni “generalisti” esperti, è molto probabile che non saremmo dove siamo oggi.
Traduzione di Piero Zanaboni
Questo lavoro è concesso in licenza CC BY-NC-ND 4.0